Il coro come mezzo di liberazione
Durante gli anni ’50 negli Stati Uniti il movimento nero dette una spinta propulsiva al movimento dei diritti civili influenzando la cultura e le pratiche dei movimenti di liberazione inclusi quelli dei diritti delle donne e dei gay.
La musica è da sempre parte dei movimenti politici, il movimento dei diritti civili americano è stato descritto come un grande movimento canoro, lo stesso Martin Luter King ha definito la musica l’anima del movimento.
«Il canto era parte integrante del Movimento per i diritti civili dei primi anni ’60, contribuendo a riunire i giovani neri americani per lavorare per l’uguaglianza razziale».
Molti dei canti del movimento per i diritti civili sono nate dalla ricca cultura delle chiese nere nel sud degli Stati Uniti e furono adattati a diversi stati d’animo e situazioni: canti per la gioia, canti per il dolore; canti di protesta, canti per l’umorismo, canti contro la paura, canti per festeggiare.
Da questo punto di partenza gli attivisti identificano le questioni politiche per loro importanti, scelgono una canzone e ne riscrivono il testo per mettere in luce la questione politica e adattarlo al ritmo della musica.
Emblematico è il canto We Shall Overcome: all’inizio del XX secolo era una canzone gospel cantata nelle chiese nere del Sud degli Stati Uniti, ma divenne a partire dagli anni ’40 utilizzato come canto di protesta negli scioperi dei neri Sul e divenne a partire dagli anni ’60 l’inno del Movimento per i diritti civili finché venne cantato come canto di rivendicazione dalla stessa comunità LGBT che iconicamente lo intonò anche durante i Moti di Stonewall la notte del 28 giugno 1969.
«La mattina di sabato 28 giugno 1969 lo Stonewall Inn fu oggetto del raid della polizia. Mentre i clienti del bar continuavano ad essere caricati nei veicoli della polizia, qualcuno ha iniziato a cantare una delle canzoni di protesta più familiari a quell’epoca: We Shall Overcome».
I primi cori lesbici
Sulla scia tracciata dalla cultura di liberazione del movimento nero nacquero i cori costituiti da sole donne concepiti come strumento di liberazione e di luogo identitario.
L’era post-stonewall vede crescere negli Stati Uniti le cantautrici, le band, i cori, le case discografiche come Olivia e Redwood e le etichette di stampo lesbofemminista o femministe. Locali per sole donne e festival per sole donne accrebbero il pubblico delle lesbiche. Su 20 festival negli Stati Uniti il più grande era il Michigan Women’s Music Festival, fondato nel 1975. Spesso i contenuti musicali si rivolgevano al desiderio lesbico e le relazioni tra donne, alla critica femminista del patriarcato, alla misoginia, all’omofobia.
La coralità divennero un’arena importante in cui la comunità lesbica si forgiò negli USA. Ecco da qui alla formazione di bande e cori esclusivamente gay o lesbiche il passo era breve: il primo fu il Victoria Woodhull All-Women’s Marching Band di New York fondato nel 1973 da Hester Brown che prese il nome da una femminista e candidata alla presidenza del XIX secolo: non fu una formazione esclusivamente lesbica, sebbene la loro theme song era The Dykes go Marching In (Le lelle iniziano a marciare). Nel 1975 Catherine Roma fondò l’ Anna Crusis Women’s Choir a Philadelphia, un coro ancora in attività e che fu un coro fondatore del GALA (the Gay and Lesbian Association of Choruses). All’inizio del 1976 la vocalista e direttrice Sue Fink fondò il Los Angeles community Women’s Chorus.
Il primo coro di gay e lesbiche
Nel dicembre del 1977 il direttore Donald Rock fondò a New York il Gotham Male Chorus il primo coro gay in assoluto che aveva come obiettivo quello di approfondire la conoscenza della musica quanto quella degli uni verso gli altri (“dig music as well as each other”). Nel 1979 furono ammesse anche le donne e il nome del coro fu cambiato in “Stonewall Chorale” il primo coro di gay e lesbiche a voci miste nato negli Stati Uniti e nel mondo. Fu un catalizzatore per la creazione di solidarietà e comunanza tra la comunità LGBTI di New York City.
Nel 1978 Jon Sims fondò il San Francisco Gay Freedom Day Marching Band and Twirling Corps che divenne un centro importante per le aspirazioni politiche della comunità, presto seguì anche il Gay Man’s Chorus. Mentre queste innumerevoli iniziative originarono come espressioni di orgoglio condiviso, germogliarono nelle istituzioni culturali e coprirono i movimenti artistici in giro per il mondo.
Nello stesso anno nella costa occidentale degli Stati Uniti Jon Sims, un trentunenne insegnante di musica, divenne il leader del movimento musicale della comunità LGBT. Per aggiungere un po’ di musica e colore alla parata annuale del Pride fondò la San Francisco Gay Freedom Day Marching Band and Twirling Corps, la band rappresentò presto una risposta politica contro gli attacchi omofobici di Anita Bryant e la cosiddetta Briggs Initiative, un referendum per licenziare tutti gli insegnanti gay della California. Sempre nel 1978 Sims fondò il secondo di altri cinque gruppi musicali, il San Francisco Gay Men’s Chorus che ha debuttato cantando un inno di Mendelssohn presso la City Hall la sera dell’assassinio di Harvey Milk.
I cori in particolare crebbero floridi fino a fondare proprie organizzazioni come il GALA nel 1982 al Gay Games di San Francisco. Nello stesso anno anche le bande LGBT crearono la propria organizzazione la LGBA (Lesbian and Gay Bands of America).
I cori LGBT si fanno conoscere
Il primo coro gay ad apparire in TV fu The Flirtations, un gruppo vocale gay attivo dal 1988 al 1997. La loro musica rappresentò un opportunità sia per celebrare la cultura gay e per richiamare l’attivismo per la lotta contro omofobia e AIDS.
Il loro frontman era l’attivista gay Michael Callen fin dalla loro fondazione nel 1988 fino alla sua morte avvenuta nel 1993 a causa di complicazioni legate all’AIDS. The Flirtations fecero molti concerti di livello nazionale per gli Stati Uniti, e apparirono nel film Philadelphia interpretando la canzone Mr. Sandman poi apparsa l’anno successivo nell’album Live: Out on the Road (1994).